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TUTELA DEI DATI PERSONALI

Diritto all’oblio in tutto il mondo? La decisione spetta a Corte di giustizia UE.

Secondo il Garante della privacy francese il diritto all’oblio deve essere rispettato in tutto il mondo e non solo nell’Unione Europea per questo ha multato Google con 100mila euro. La società si è appellata al Consiglio di Stato, che ha passato la palla alla Corte di giustizia Ue che pronunciò la famosa sentenza ‘Gonzales’.

La palla passa a chi l’ha messo in campo. Sarà la Corte di giustizia dell’Unione Europea a decidere se il diritto all’oblio deve essere rispettato dai motori di ricerca solo negli Stati membri oppure in tutto il mondo. La seconda possibilità è alla base della sanzione di 100mila euro che il garante per la privacy francese (Cnil) ha comminato a Google nel 2016 “perché la rimozione dei contenuti che violano il diritto all’oblio deve avvenire non solo in Francia e in Europa, ma in tutto il mondo”. Big G ha fatto appello al Consiglio di Stato d’Oltralpe con questa motivazione “abbiamo difeso l’idea che ciascun Paese debba poter bilanciare libertà di espressione e privacy nel modo che ritiene più opportuno, e non nel modo scelto da un altro Stato”. In sostanza Google non vuole pagare la multa perché “ha seguito quanto previsto dalla sentenza” pronunciata dalla Corte di Giustizia Ue il 13 maggio 2014. Sarà la stessa Corte a esprimersi sul caso Cnil-Google perché il Consiglio di Stato francese ha rimandato a lei la decisione finale.

Il concetto del Cnil (la commissione nazionale francese per l’Informatica e la Libertà) di far applicare a Google il rispetto del diritto all’oblio non in maniera “limitata” in Francia e in Ue, ma in tutto il mondo è lo stesso dell’ingiunzione della Corte Suprema del Canada che si è pronunciata il 28 giugno scorso sul caso “Google Vs. Equustek”: ‘il motore di ricerca deve rimuovere dai risultati tutti i domini con contenuti pirata, non sono sufficienti solo pagine specifiche. E gli effetti della sentenza valgono in tutto il mondo perché internet è senza confini’. È una decisione ‘rivoluzionaria’ e positiva per il copyright perché impone ai motori di ricerca di chiudere la porta principale utilizzata dagli utenti per accedere ai contenuti illegali online. E di farlo non solo in Canada, ma nel mondo.

Vedremo se la Corte di Giustizia europea sposerà lo stesso principio per cui la natura stessa di internet e del web è globale e di conseguenze le regole che disciplinano la Rete devono essere “senza confini”.

 (Fonte: Sito web Key4Biz - Autore: Luigi Garofalo - Titolarità dei contenuti: Supercom S.r.l.s.).
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