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Corte di Cassazione: non licenziabile il lavoratore che scarica il software di file sharing Emule sul PC dell'ufficio.
La Corte di cassazione - Sezione lavoro - con la sentenza 26 novembre 2013 n. 26397 ha stabilito che non può essere licenziato il dipendente che scarica gratuitamente programmi direttamente dal PC d'ufficio anche se l'azienda non aveva autorizzato l'installazione.
La Suprema Corte ha giudicato "eccessivo" il licenziamento inflitto al dipendente per avere installato 'eMule', software non autorizzato dall'azienda e di averlo utilizzato in violazione della 'policy aziendale' e del 'codice di comportamento'.
A detta del datore di lavoro, questo comportamento "metteva a rischio la riservatezza dell'azienda stessa". Il dipendente era stato reintegrato nell'azienda nel dicembre 2006. Contro la reintegra, la società ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che l'installazione del programma sul pc aziendale era tale da "ledere l'elemento fiduciario in modo irreversibile".
La Sezione lavoro ha bocciato la linea difensiva scelta dall'azienda e ha sottoscritto quanto già affermato dal giudice d'appello che aveva ritenuto l'operato del dipendente "non di gravità tale da giustificare l'adozione della sanzione espulsiva".
(Fonte: Diritto 24 Ore on line - Titolarità dei contenuti: Gruppo il Sole 24 Ore S.p.A.).
La Suprema Corte ha giudicato "eccessivo" il licenziamento inflitto al dipendente per avere installato 'eMule', software non autorizzato dall'azienda e di averlo utilizzato in violazione della 'policy aziendale' e del 'codice di comportamento'.
A detta del datore di lavoro, questo comportamento "metteva a rischio la riservatezza dell'azienda stessa". Il dipendente era stato reintegrato nell'azienda nel dicembre 2006. Contro la reintegra, la società ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che l'installazione del programma sul pc aziendale era tale da "ledere l'elemento fiduciario in modo irreversibile".
La Sezione lavoro ha bocciato la linea difensiva scelta dall'azienda e ha sottoscritto quanto già affermato dal giudice d'appello che aveva ritenuto l'operato del dipendente "non di gravità tale da giustificare l'adozione della sanzione espulsiva".
(Fonte: Diritto 24 Ore on line - Titolarità dei contenuti: Gruppo il Sole 24 Ore S.p.A.).