Pulsantiera di navigazione Home Page
Pagina Facebook Pagina Linkedin Canale Youtube Versione italiana
Notizie
Notizie legali

INFORMATION TECHNOLOGY

Sezioni Unite Panali della Suprema Corte di Cassazione: legittimi i virus-spia per le intercettazioni ma solo per reati di mafia e terrorismo.

Sì all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni tra persone presenti avvenuta attraverso l'installazione di un 'virus-spia', come ad esempio trojan in dispositivi elettronici portatili, come tablet e smartphone, in procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata, anche terroristica.

È quanto hanno sancito le Sezioni Unite penali della Cassazione spiegando che l'utilizzo di intercettazioni tramite 'virus-spia' può essere possibile anche nell'ambito di indagini riguardanti associazioni per delinquere, ben strutturate e pericolose, "con l'esclusione del mero concorso di persone nel reato".

Una procura ha autorizzato l'intercettazione telematica dello smartphone di un indagato per reati di mafia. Il trojan ha attivato il microfono del cellulare, che dunque ha intercettato anche tutte le conversazioni avvenute all'interno della casa dell'indagato. In questo ultimo caso, si effettuano delle vere e proprie intercettazioni ambientali che avrebbero bisogno di una autorizzazione specifica, andando a violare la privacy anche di altre persone.


La questione sottoposta alle Sezioni Unite era: "se anche nei luoghi di privata dimora, pure non singolarmente individuati e anche se ivi non si stia svolgendo l'attività criminosa, sia consentita l'intercettazione di conversazioni o comunicazioni tra presenti, mediante personal computer, tablet, smartphone, ecc".

La Cassazione ha stabilito che queste intercettazioni telematiche si possono fare, ma in un preciso ambito di utilizzo: "Limitatamente a procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata, anche terroristica".
Stampa la pagina