TUTELA DEI DATI PERSONALI
Corte Suprema di Cassazione: l’ordinanza 807/2025 precisa che i controlli difensivi sulla e-mail del lavoratore non possono essere retroattivi rispetto all’insorgenza del sospetto di illecito.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 807/2025, ha fornito indicazioni rilevanti riguardo ai controlli difensivi e ai limiti di tali controlli che i datori di lavoro possono effettuare sulle e-mail aziendali dei propri dipendenti nel caso sorga un sospetto di illecito.
La decisione stabilisce che tali verifiche non possono essere retroattive, ossia non possono riguardare comunicazioni antecedenti al sorgere del fondato sospetto di illecito che abilita il controllo difensivo.
La possibilità per i datori di lavoro di monitorare le comunicazioni via e-mail dei lavoratori a scopo di controllo difensivo ha generato numerose discussioni giuridiche, portando la Cassazione a definire con maggiore precisione i limiti entro cui tali controlli possono avvenire.
Con la sua recente ordinanza, la Suprema Corte ha chiarito che i controlli difensivi da parte dell’azienda sono legittimi solo se condotti su dati raccolti dopo l’emergere di sospetti concreti.
Uno degli aspetti fondamentali sanciti dalla Cassazione è l’impossibilità di esaminare le email inviate o ricevute prima che sorga il dubbio su una possibile irregolarità. Questa limitazione è necessaria per garantire un equilibrio tra la protezione degli interessi aziendali e il diritto alla privacy dei lavoratori, entrambi tutelati dalle normative vigenti.
La decisione stabilisce che tali verifiche non possono essere retroattive, ossia non possono riguardare comunicazioni antecedenti al sorgere del fondato sospetto di illecito che abilita il controllo difensivo.
La possibilità per i datori di lavoro di monitorare le comunicazioni via e-mail dei lavoratori a scopo di controllo difensivo ha generato numerose discussioni giuridiche, portando la Cassazione a definire con maggiore precisione i limiti entro cui tali controlli possono avvenire.
Con la sua recente ordinanza, la Suprema Corte ha chiarito che i controlli difensivi da parte dell’azienda sono legittimi solo se condotti su dati raccolti dopo l’emergere di sospetti concreti.
Uno degli aspetti fondamentali sanciti dalla Cassazione è l’impossibilità di esaminare le email inviate o ricevute prima che sorga il dubbio su una possibile irregolarità. Questa limitazione è necessaria per garantire un equilibrio tra la protezione degli interessi aziendali e il diritto alla privacy dei lavoratori, entrambi tutelati dalle normative vigenti.